L'ANNUNCIO A MARIA

di Paul Claudel
traduzione e adattamento di Fabrizio Sinisi
regia di Paolo Bignamini
con Alessandro Conte/Giampiero Bartolini, Matteo Bonanni, Federica D'Angelo,
Ksenija Martinovic, Paola Romanò, Antonio Rosti
scene e aiuto regia Francesca Barattini
costumi Marco Ferrara
disegno luci Fabrizio Visconti
con musiche originali di P.I.G.
assistente Gianmarco Bizzarri
foto di scena Stefania Ciocca
produzione e organizzazione Carlo Grassi
un progetto di Gabriele Allevi, Paolo Bignamini, Luca Doninelli, Claudio Martino
ScenAperta Altomilanese Teatri - Compagnia Lombardi Tiezzi - deSidera Teatro&territorio
in collaborazione con Teatro de Gli Incamminati

Si ringraziano: Annig Raimondi e Pacta.dei Teatri; Maria Calvo (violoncello) e Roberto Andreoni (consulenza musicale); www.i-mesh.eu.


L’annuncio a Maria di Paul Claudel è un testo di grandissima concentrazione poetica, ambientato in un Medioevo storicamente preciso e nel contempo indefinito. Un Medioevo dove regna una confusione in cui si rispecchia tutto il nostro presente: la crisi dell’economia, il disfacimento della società, la disgregazione delle evidenze anche più elementari. In questo orizzonte così lontano nel tempo eppure così vicino nei fatti, si svolge la vicenda dura, straordinaria e dolorosa di una famiglia: Anne Vercors, il padre, che sente su di sé il compito e quasi la responsabilità della propria felicità; la moglie Beth; le due figlie, Violaine e Mara, personalità opposte eppure complementari, due posizioni diverse rispetto alla realtà delle cose – due risposte alla stessa domanda: «a che vale la vita, se non per essere data?». E ancora: il giovane Jacques, amato da entrambe, emblema del lavoratore; e Pierre di Craon, il costruttore di cattedrali, il genio santo e peccatore, paradigma dell’amore assoluto, di quel distacco che solo permette di vedere.
L’annuncio a Maria è un mistero già a partire dal suo titolo, che non sembra avere riferimenti espliciti all’interno del testo. È un titolo, invece, che si spiega nelle dinamiche fondamentali dell’opera. Tutti i personaggi di questo dramma, infatti, s’imbattono in uno “scandalo”, in un fatto imprevisto e decisivo, rispetto al quale sono chiamati a dare una risposta – a prendere inesorabilmente posizione.
«L’annuncio» è questo bussare del mistero alla porta della persona.


NOTE DI REGIA

L'annuncio a Maria è un testo controverso: la passione quasi febbrile con la quale molti vi si sono accostati nel Novecento ha contributo alla sua aura, ma ne ha al contempo cristallizzato i contenuti, le interpretazioni, le suggestioni culturali. Dentro a una teca di cristallo, lo ha imbalsamato ed esposto. Leggere con un distacco culturale e temporale questa drammaturgia consente oggi, forse, di ottenere un risultato sorprendente: più ci distanziamo dalla sedimentazione, e più ci appaiono veri e vicini i personaggi del testo. Questa verità, fatta di contraddizioni, emerge in particolare nelle figure più provocatorie del dramma, quelle il cui comportamento è leggibile alla luce di categorie che stanno al di fuori e oltre l'umano.
Infatti Violaine, Anne Vercors, Pierre di Craon, se privati della loro dimensione - per così dire - “verticale”, ci risultano dolorosamente incongruenti. Scelgono, in contrapposizione agli altri personaggi del dramma, una strada rischiosissima che appare di difficile comprensione ai più.
Ma proprio questa loro “incomprensibilità”, che sfida il senso comune, genera in noi un doloroso presagio nel quale specchiamo la nostra incompiutezza, e quindi noi stessi disperati, indefiniti, imperfetti.
La vicenda di Violaine Vercors, che cerca tenacemente la santità e la trova solo quando decide di mettersi in ascolto del suo misterioso e crudele destino, ci suggerisce quella spaccatura dell'animo dietro la quale possiamo scorgere la nostra complessità: fino a che punto riusciamo a essere ciò che vogliamo essere e quanto ancora dobbiamo invece cercare, ascoltare, aspettare? Dove si colloca il limite tra la nostra libertà e l'insondabile (o il mistero...)?
Su queste cruciali questioni si gioca il destino dei personaggi, in un “medioevo di convenzione” nel quale l'autore ambienta la sua narrazione, un tempo di incertezza, oscurità e spaesamento che non può non ricordare la nostra contemporaneità.
Un tempo in cui il sole tarda a sorgere, e la notte persiste al di là di ogni ragionevole alternanza con il giorno: abbiamo immaginato una scena fatta di campi di spighe luminose e, in alto, fioche luci di stelle, uniche speranze lontane alle quali gli uomini devono tenacemente voler credere, nell'attesa che accada ciò che non possiamo conoscere.

FOTO